Minimalistic Sex

Interazioni platonico-prossemiche con l’altro sesso.

Girato a Febbraio 2018 a Barcellona, montato subito dopo. Articolo scritto un mese dopo.

MEMORIA DELLE COSE IMPORTANTI
E’ passato un mese dalla realizzazione del video. Non lo vedo da allora. Ora elencherò ciò che ricordo, dopodichè me lo riguarderò.

PRIMA SCENA: LE DUE RAGAZZE
Ricordo che recitai una poesia improvvisata per entrare in uno stato onirico. Il pilgram che ne fuoriuscì avvicinò a me due ragazze che cominciarono a farsi fotografie. Ed io cercai di interagire con loro. Credo che il giorno prima era successo qualcosa di interessante perciò forse mi sentivo allegro.
Ricordo poi una madre ed una figlia nello stesso luogo. Mi guardavano stranite. Dopodiche un gruppo di ragazzi sono passati interrompendo la poesia. Decisi di cambiare location.

SECONDA SCENA: LE BICICLETTE
Ero al semaforo. Avevo un foglio in mano. Desideravo trovare ragazze da disegnare. Una volta li però, la voglia mi era passata e si era sostituita al solito nervoso che mi viene quando carovane di persone ammassate mi camminano vicino come se non mi vedessero. Quella gente colpisce la mia aurea. Devo dunque placare il nervosismo e comincio a recitare una poesia improvvisata. Mi sento meglio. Cerco un briciolo di interazione con due gay che danno per scontato che sia normale ignorarmi. Amano la normalità nonostante la loro superficiale diversità di gay. Una signora antipatica passa con la bici. E’ un’antipatica spagnola percui meno antipatica dell’antipatica milanese. L’antipatia spagnola cerca di sottomettersi al valore della cordialità. Sono più pazienti. Tuttavia mi sta sul cazzo la signora. E poi arriva sua figlia che li per li non avevo notato.
Decido di smetterla. Cambio setting.

TERZA SCENA: TAGLIATA
Questa volta mi fermo con il foglio. Sono quasi deciso a creare una piccola installazione stradale. Avrei posizionato la telecamera in qualche posto, dopodiche avrei cercato di far interagire la gente con un foglio ed una penna. Mi guardo intorno. Mi sento patetico. Ricordo in modo confuso tutte le volte in cui ho provato esperimenti simili. Ricordo l’aria di sospetto della gente nei miei confronti e l’aria di ultra sospetto mia nei loro. Perciò l’operazione mi pare grandiosamente inutile. Interrompo il tentativo e vado avanti.

TERZA SCENA: CENTRO COMMERCIALE, LA CICCIONA
A questo punto mi viene in mente di parlare da solo. Oh che terapia il parlare da solo strafottendosene della gente. Comincio a mettermi in mostra parlando e noto una cicciona molto sexy. E’ sexy perchè è cicciona e non vuole ammetterlo. Comincio a parlare di lei e mi siedo alle sue spalle. Inizio a dire ad alta voce frasi del tipo <<dovrei proprio interagire con questa cicciona>>. Lei non si gira. Di li passa un tizio dall’aria cordiale. Scelgo di dirottare la mia libido su di lui. Preda facile. Gli chiedo se secondo lui è giusto o non è giusto parlare alla gente di spalle. Ne esce fuori un piccolo siparietto simpatico.

QUARTA SCENA: CENTRO COMMERCIALE, RAGAZZA BELLA
Sono felice, ispirato. La cicciona di prima l’avevo trattata a botta di: <<sei erotica, sei erotica, erootica>> alle spalle. Glielo sussurravo e mi eroticizzavo. Sentivo di donarle qualcosa in quell’atto. Anche se lei non sentiva. Allora continuo l’operazione di erotizzazione dicendo <<erotic.. erotic>> al vento. Non pensavo mi venisse incontro qualcuno. Ma il pilgram ha la sua strada. La ragazza piu bella del mondo, ma che ora non ricordo che volto aveva, mi si para davanti. Mi parla di una serie tv chiamata “the preacher” in cui il protagonista fa più o meno cio che faccio io. Pare che cerchi di fermare le belle ragazze bisbigliando incantesimi al vento, come se parlasse direttamente alle loro menti. Bella lei. La sua voce la ricordo ancora oggi. Cammino e ogni tanto mi viene su nelle orecchie il suo “you’ve seen preacher.. the preacher?”. Con quel bell’accento spagnolo.
Vabè. Ecco questo momento vale tutto il video, tutta l’azione, tutto lo sforzo.

QUINTA SCENA IN POI
Ormai contento e ispirato, volgo i miei pensieri alla poesia. Faccio una pausa per rigenerarmi da Burger King. Non trovo briciole, patatine, non trovo nulla. Ma c’è una donna che forse è trans. Mi guarda e io la guardo. E parlo. E la filmo. Si crea un po d’elettricità tra noi. Va via e mi saluta. La inseguo e non la trovo più.
Ormai poeticizzato comincio a dedicare poesie al vento, alle passanti a cio che mi passa a tiro. Tutte ragazze. Una ragazza beve il caffe. Mi eroticizza l’idea di lanciarle palline di carta sui capelli. E’ come toccare il culo alle ragazze che salgono le scale. Sconosciute. Non l’ho mai fatto ma credo che sarebbe la cosa più bella del mondo. Un piccolo abuso.

ULTIMA SCENA: MINIMALISTIC SEX
Due ragazze parlano. Vestite uguali. Faccia uguale. Non sono gemelle ma cloni sistemiche. Agenti. Belle tuttosommato. Ci danzo in mezzo. In un orgia che loro non ammettono. Un threesome. Scopro la mia passione da una vita: l’interazione minima. Il toccare le energie senza la rottura di coglioni di sentire le altrui voci dal rumore gracchiante e cretino. Senza subire i loro gesti bruschi e demenziali. Toccare le loro auree, come fossi un angelo. O un demone. O uno spettro.

Cosa che temo di essere.

 

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Scritto da Amerigo Mancini

Il mio lavoro è una ricerca che va avanti da almeno vent’anni. Ho frequenti sbalzi di umore. Sono stato rincoglionito per molti anni. Anche tu lo sei stato. Forse lo sei ancora. Sputo su chi mi sta antipatico. Chi ha segreti verrà pubblicamente sputtanato.

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