Complottismo Post Junghiano: La Morte dell’Archetipo

8 Maggio 2019 – Inventando il concetto di Archetipo, Jung legittimò una certa concretezza all’immaginario: il sogno descrive realtà atemporali ma esistenti. Ll’archetipo tolse potere al materialismo Freudiano che voleva ingabbiare l’immaginario nel ruolo di escremento mentale nevrotico. L’individuo scoprendo i sogni avrebbe potuto trovare il suo dharma e, detta nel gergo psicoanalitico, individuarsi. L’idea di inconscio collettivo allargò ulteriormente la visione: tutti i sogni sono connessi in un campo mentale unificato. Ma, se esiste un sogno globale chi è il sognatore? Questa domanda Jung non se la pose.

Era gnostico quindi forse credeva visceralmente che fosse Xabraxas il grande sognatore, un demiurgo che purga il suo immaginario nella testa di milioni di handlers. Gustav pensava che rituali e sciamani venivano pian piano sterminati dallo scientismo e questo era un grande rischio. Non ha mai posto attenzione a chi questa società la dirige davvero. Non ha mai fatto luce su chi muoveva i fili invisibili che hanno permesso ad Hitler di finire nei libri di storia. Per Jung Hitler era una carismatico demone. Tutto resta confinato in un preciso schema mitologico. Uno schema che non infastidisce l’ipnotisti globalisti.

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Gli anni però sono passati e oggi tutti abbiamo la prova dell’esistenza di poteri occulti, del signoraggio, delle banche centralizzate e delle fratellanze segrete gremite di persone che non hanno nessun contatto cosciente con la dimensione onirica. Businessman, politici e uomini di finanza riuniti in sette che agiscono rituali finalizzati uffucialmente al “conosci te stesso”. Jung valorizzava i prodotti mentali degli emarginati nevrotici o schizofrenici.

Immagine presa dalle scampagnate in cerca di case abbandonate.

La gente che abita i circoli segreti in questione non è affatto emarginata. Sono persone profondamente razionali dissociate dal loro immaginario. Non sono individuate e le proprie fantasie e sogni non li hanno mai analizzati a fondo come fece Jung con il suo libro rosso. Questa è la prova che non puo esserci un “conosci te stesso” in congreghe di questo genere il cui fine è chiaramente il potere. Il rituale quindi ha il solo fine di team building e di ignettare nel gruppo alcuni valori che gli adepti stessi non possono capire. Il simbolo che cura nasce da dentro e poi viene analizzato. Il sogno esce dalla nostra mente.

La Rete ArVeNe è un’immaginario circuito di connessione tra complottisti e artisti: uno sforzo ontologicamente sbagliato che stimola risposte esatte. Puo un’artista aiutare la causa di liberazione politica dell’uomo senza spegnersi nel materialismo? Puo un politico accettare l’arte come strumento di indagine e mappatura preventiva del reale? No! E’ per questo che nasce la Rete ArVeNe.

Queste congreghe all’opposto danno valore a rituali imposti dall’esterno. Ma chi crea questi rituali? E’ lo stesso Xabraxas Junghiano? E’ un demiurgo? Oppue è un rettile con la coda tangibile e visibile a pochi e occultato in qualche luogo sulla terra? Tutto è possibile.

Perciò Jung viene oggi superato e gli strumenti di indagine dell’immaginario devono agganciarsi per forza di cose all’unico movimento in grado di generare ancora aderenza al reale: il cosidetto “complottismo”.

Il libro “Costituzione Amerighiana” è un prima ipotesi Post Junghiana.

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Scritto da Amerigo Mancini

Il mio lavoro è una ricerca che va avanti da almeno vent’anni. Ho frequenti sbalzi di umore. Sono stato rincoglionito per molti anni. Anche tu lo sei stato. Forse lo sei ancora. Sputo su chi mi sta antipatico. Chi ha segreti verrà pubblicamente sputtanato.

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